monologo di Paola Nepi con Lorella Serni/regia progetto visivo Tiziano Trevisiol

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                                   Presentazione 

                                 Le mani addosso

 

Monologo narrante in prosa/poetica di una testa pensante ed un corpo completamente immobile e nelle mani degli altri da interpretare con tutti i sentimenti dell′anima.

 

“Le mani addosso” monologo narrante di un mattino particolare, come  particolari sono per Paola: ogni mattino, ogni giorno, ogni notte, ogni risveglio quando l′atteso sonno la prende, nasce quasi per caso. “La scrittura  è sempre stata –  afferma Paola –  la luce che ha scacciato e scaccia l′ombra del male che  mi abita, la scrittura e la musica” –  ribadisce, – la scrittura come intimo dialogo con me stessa e quindi vera vita per chi non ha più niente di intimo, di privato, la musica come spazio ideale dove collocare quella verità che solo  a me appartiene” – In un instancabile viaggiare fra presente e passato, come flash-back improvvisi di un film, Paola apre un fendente di luce e squarcia il buio intorno ad una condizione umana  quasi sempre dimenticata, rimossa, considerata non vita, mettendo  in evidenza le contraddizioni di un mondo che corre sempre più ed intende la vita solo come vitalismo muscolare. Quell′intimo dialogo diventa, a questo punto, denuncia e denuncia politica verso quel mondo, un paese in cui si difende con accanimento la vita ma non si cura la vita, non si riesce più ad accompagnare alla fine il morente, ma si rimuove la morte. Un paese, una società che affida l′alba ed il tramonto dei suoi figli a mani straniere, a parole, voci straniere e in cui, spesso, l′unica comunicazione dei due protagonisti sono i sentimenti elementari  del sorriso o le lacrime. Che a quelle stesse mani straniere poco considerate e gradite, affida compiti e responsabilità che le  famiglie di sovente evadono.  Un paese, una società, una politica, un sistema che si regge anche e grazie a quelle mani straniere senza curarsi  però di nessuno spazio per la loro preparazione. Due debolezze: assistito e assistente che fanno la forza di un paese, una società a dir poco distratta.

     

Paola Nepi nasce a Montevarchi il 3 maggio 1942. Cresce in una famiglia operaia insieme alla sorella. Già a nove anni comincia a fare i conti con la distrofia muscolare. Bella e trasgressiva la sua voce e il suo canto emergono libertari e struggenti. Gli amici, i viaggi, le letture sono la sua scuola, le sue fonti. Ma Paola possiede in sé un’altra scuola, quella del dolore, della solitudine, che mai lascia trasparire fuori di sé. Innamorata da sempre di tutta la musica e la poesia, per un periodo si dedica alla ricerca delle tradizioni popolari e contadine. Da tempo Paola vive in un letto, prigioniera di una malattia che le ferma il movimento. Scrive, e la poesia parla ora per lei.

Dopo la raccolta di poesie La ragione del dolore, edito nel 2007, e i racconti della sua infanzia Storie di Via Cennano del 2010, pubblica con le Edizioni della Meridiana Le mani addosso da lei stessa definito “composizione in forma di monologo da recitare con passione”.

Scrive Adriano Sofri cui è stata affidata la prefazione dell’opera: “Lei ha fatto del proprio corpo un catalogo vibrante di tutte le mani che le sono passate addosso, un archivio segreto di impronte digitali inconfondibili. È questa la rivelazione impressionante del suo monologo”.

Lo spettacolo che viene replicato al Teatro Comunale di Bucine dopo il successo della prima nel marzo del 2012 sarà un’ulteriore occasione per conoscere la straordinaria storia raccontata da Paola e riflettere sul mondo che ruota attorno al tema della qualità della cura e della dipendenza del corpo dalle “mani degli altri–mani non preparate, mani spesse volte distratte, mani sovente fuori legge per clandestinità”.

La messa in scena restituisce la condizione fisica di immobilità contrapposta al movimento agile della mente e delle parole di Paola, il mondo attorno a un letto, suoni e immagini che si fondono e si confondono in esso. “In un passaggio dello spettacolo, sulle note della Passione secondo Matteo di Bach s’imprime a fuoco la voce dell’attrice, Lorella Serni, più che mai autentica nella sua forzata staticità fisica. Suoni potenti immersi in una scena-simbolo: l’immagine corporea fissa e pulsante…mentre intorno ruotano schegge di mondo. Un set-visuale che emana sacralità e pudore.”

“Ad un primo sguardo Le mani addosso può apparire triste ma in realtà è un grido di sopravvivenza;  anche se trovarsi nelle mani degli altri non é l’idea comune di libertà, qui diventa un ringraziamento a tutte le mani che hanno fatto il mondo, ad iniziare da quelle di sua madre. Ormai il mondo di Paola è il suo letto, ma da lì ci porta verso il significato della vita”.

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